22.10.1999
Corone di luce intorno alle macchie solari
Gli anelli luminosi - osservati dopo vent'anni di studi - potranno aiutare a capire la conduzione del calore in condizioni di turbolenza


Le macchie solari sembrano essere circondate da anelli di luce. Grazie al Precision Solar Photometric Telescope di Mauna Kea, nelle Hawaii, gli scienziati del National Center for Atmospheric Research (NCAR) sono stati in grado di osservare corone luminose intorno ad almeno otto delle macchie scure presenti sul Sole.
Le macchie solari, osservate fin dall’antichità dagli studiosi cinesi e confermate da Galileo, sono state per lungo tempo avvolte nel mistero. Queste formazioni rappresentano punti più freddi della superficie solare con una temperatura inferiore di duemila gradi rispetto al resto della fotosfera, che brucia normalmente a 5700 gradi. L’aspetto scuro delle macchie è dovuto al mancato trasporto di calore, soppresso dal forte campo magnetico interno.
Per anni ci si è chiesto dove finisse il calore mancante nelle macchie, formulando modelli che prevedono soprattutto una dispersione uniforme e ipotizzando, circa 25 anni fa, che il calore non diffuso avrebbe dovuto apparire come un alone luminoso sulla superficie solare. Fino a oggi però, gli strumenti a disposizione e l’interferenza dei flussi magnetici verticali non avevano mai consentito una loro effettiva osservazione.
«La presenza di questi anelli luminosi - scrive Mark Rast nel lavoro pubblicato su «Nature» - non solo supporta l’idea che le macchie solari appaiano scure perché il loro campo magnetico blocca il trasporto del calore, ma gli anelli suggeriscono che si potrebbe trattare di fenomeni superficiali, oppure che i flussi convettivi intorno alle macchie conducano il calore alla superficie in maniera più efficiente di quanto i modelli attuali siano in grado di prevedere.»
Quest’ultima ipotesi è la più accreditata dal gruppo di ricercatori del NCAR. Gli anelli di luce osservati sono dell’1 per cento più luminosi della fotosfera, compensano solo il 10 per cento dell’energia che manca nelle macchie e sono tanto più luminosi quanto più grande è la macchia. Il loro contributo alla quantità di energia che raggiunge la Terra è trascurabile, ma la loro esistenza potrebbe portare consistenti novità negli attuali modelli di diffusione turbolenta. Sebbene abbiano un'intensità relativamente debole, essi suggeriscono infatti che il trasporto del calore intorno alle macchie sia un fenomeno strutturato e potente piuttosto che uniformemente diffuso come descritto finora.

Barbara Bernardini

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