Le aurore, boreali o australi che siano, sono
spettacoli straordinari, che nascondono però un'origine
violenta. Sono infatti tempeste nell'alone di plasma
(una «miscela» costituita in questo caso principalmente
da elettroni e protoni, che sono poi ioni di idrogeno)
che inviano docce di particelle elettricamente cariche
nell'atmosfera, le quali collidono con gli atomi neutri
irradiando una luce multicolore. Un gruppo di
ricercatori giapponesi e cinesi ha pubblicato su
«Nature» un articolo in cui tenta di trovare un
possibile meccanismo attraverso il quale tanta energia
magnetica viene rilasciata in un tempo così breve.
La maggior parte degli scienziati pensa che il
rilascio esplosivo di energia magnetica, durante un
fenomeno noto come riconnessione magnetica, avvenga in
regioni dove il campo inverte la sua polarità. Lì, le
linee del campo disegnano una lettera X, senza però mai
incrociarsi, ma piegandosi in quattro grosse V.
L'energia viene rilasciata quando il plasma, che viene
attirato dentro alla X dal basso e dall'alto, viene poi
espulso ai lati, accelerato. Il problema è che il plasma
nella magnetosfera terrestre si muove a una velocità che
eccede quella permessa dalle teorie convenzionali.
Queste teorie sostengono che gli ioni e gli elettroni si
muovono insieme e che gli ioni, più pesanti e lenti,
fissano il limite alla velocità dell'intero plasma.
Negli ultimi anni, i teorici hanno però sviluppato
un'idea alternativa, in cui gli ioni e gli elettroni si
muovono indipendentemente. Ad accelerare gli elettroni
sarebbero onde particolari, la cui velocità varia in
modo inversamente proporzionale alla lunghezza d'onda.
Gli elettroni, poi, avendo una massa molto inferiore a
quella degli ioni, viaggiano abbastanza rapidamente da
generare le enormi emissioni di energia che vengono
osservate. Anche se questa teoria è stata più volte
verificata in laboratorio, nessuno aveva ancora
osservato le onde nello spazio. Una riesaminazione dei
dati ottenuti dal satellite nippo-americano Geotail, ha
però permesso agli scienziati di individuare un campo
magnetico quadripolare che, secondo i teorici, può
essere generato solo da queste onde.
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