20.12.2000
Risolto l’enigma del Pangea

Confermato il modello di posizione dei continenti finora più accreditato


La questione dura ormai da molti anni: come è possibile «incastrare» gli attuali continenti per ricostruire la forma della Pangea, il supercontinente originario presente sulla terra 200 milioni di anni fa?
Le risposte possono essere diverse, a seconda degli studi presi in considerazione. Secondo il modello A, quello più accettato e riportato sulla maggior parte dei testi, anche scolastici, la parte orientale del Sud America era attaccata alla parte occidentale dell’Africa; l’Europa occidentale al Nord America; l’Antartide alla Terra del Fuoco, l’Australia all’Antartide.
Le ricerche di paleomagnetismo – la scienza che studia il magnetismo delle rocce attuali in relazione alla loro formazione e al magnetismo terrestre – si accordano difficilmente con questa ricostruzione. Secondo queste ricerche – che permettono di risalire all’originaria latitudine degli strati presi in considerazione – gli attuali continenti dell’emisfero sud dovevano trovarsi più a nord di quanto supposto nel modello A, anche se ciò contrasta con altre rilevazioni geologiche che fanno riferimento alla posizione delle catene montuose e al ritrovamento di fossili.
All’ultimo convegno dell’American Geophysical Union è stata annunciata la soluzione del dilemma dai ricercatori dell'Università del Michigan e del Geological Survey norvegese.
«La chiave – ha spiegato Rob Van der Voo, docente di scienze geologiche all'Università del Michigan – è nel modello di campo magnetico terrestre. Gli scienziati generalmente accettano il cosiddetto modello di dipolo, che assimila la Terra a una sbarretta magnetizzata con un polo nord e un polo sud magnetici. Tale modello va bene per la situazione attuale, ma non è detto che si rimasto immutato per centinaia di milioni di anni.»
Van der Voo e il suo collaboratore norvegese Trond Torsvik hanno riconsiderato i dati paleomagnetici e li hanno confrontati con un modello di geomagnetismo diverso, non perfettamente dipolare, che sarebbe rimasto per un lungo periodo geologico.
«I dati così riconsiderati – ha commentato Van der Voo – si accordano perfettamente con il modello A di Pangea».


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